FONDI: RENDIMENTI MINORI PER QUELLI VENDUTI IN FILIALE
di Grinny · Pubblicato · Aggiornato
Un recente studio di Banca d’Italia evidenzia l’effetto dei conflitti di interesse sulle performance dei fondi di investimento. I Gestori affiliati a gruppi bancari che affidano la distribuzione alle filiali ottengono performance peggiori.
Negli ultimi decenni si è affermata anche in Italia l’industria di quello che è definito il risparmio gestito. Fondi, Sicav e prodotti assicurativi sono diventati il principale strumento con cui gli italiani gestiscono i propri risparmi.
Investire tramite tali strumenti ha notevolmente “democratizzato” l’accesso ai mercati, consentendo maggiore diversificazione e la possibilità di accedere a mercati in precedenza riservati ai soli professionisti del settore. Tuttavia una maggiore complessità degli strumenti, in assenza di adeguate competenze finanziarie, obbliga i risparmiatori ad affidarsi a qualche intermediario.
In Italia, gran parte dei prodotti finanziari vengono distribuiti attraverso le banche, e una buona fetta dei prodotti collocati sono gestiti ed emessi da società appartenenti a gruppi bancari.
LO STUDIO DI BANCA D’ITALIA
Il 27 aprile è stato pubblicato sul sito di Banca d’Italia, un interessante Working Paper dal titolo Mutual funds’ performance: the role of distribution networks and bank affiliation.
I quattro ricercatori di Banca d’Italia, Giorgio Albareto, Andrea Cardillo, Andrea Hamaui e Giuseppe Marinelli, hanno preso in esame le performance dei fondi di investimento gestiti da società affiliate a gruppi bancari, rispetto a quelli gestiti da società indipendenti.
I dati utilizzati sono stati raccolti dalle relazioni che i gestori sono tenuti a trasmettere all’organo di controllo. In totale sono stati inclusi nell’analisi i rendimenti trimestrali di oltre 1800 fondi di investimento, gestiti da 120 società diverse dal 2006 al 2017.
Il lavoro ha evidenziato che i fondi gestiti da società collegate ad un gruppo bancario ottengono performance peggiori rispetto ai fondi gestiti da società indipendenti.
CAUSE E CONFLITTI DI INTERESSE
Le causa principali delle minori performance, sarebbero da ricercare nei conflitti di interesse che sussistono fra il business del gestore e quello della banca a cui è affiliato.
La sussistenza di tali conflitti è nota anche ai legislatori europei, tanto che la normativa di riferimento, la così detta MIFID II (2014/65/EU), stabilisce che l’intermediario debba seguire regole stringenti, identificarli e porvi rimedio per tutelare i clienti finali. Dove il conflitto di interessi sia ineliminabile, il risparmiatore dovrà esserne adeguatamente informato.
I ricercatori di Banca d’Italia hanno individuato due canali attraverso i quali si manifestano tali conflitti di interesse.
DISTRIBUZIONE TRAMITE LE FILIALI
Una causa è da ricercare nella distribuzione dei prodotti tramite le filiali bancarie alla clientela retail. La banca cercherà di massimizzare le commissioni che può ottenere dalla sottoscrizione presso i propri clienti, a discapito dell’efficienza del gestore.
Tipicamente fra la clientela retail infatti, sono poco diffuse le competenze finanziarie adeguate a valutare l’acquisto di strumenti finanziarie ed è l’intermediario bancario ad orientarne prevalentemente le scelte.
Per verificare l’esistenza di tale conflitto di interessi, i ricercatori prendono in esame la frequenza con cui gli investitori effettuano uno switch tra fondi gestiti dalla medesima società di gestione. Cioè la frequenza con cui un investitore decide di liquidare le quote detenute in un fondo, per reinvestire i proventi nell’acquisto di un diverso strumento gestito dalla medesima società
In genere, l’operazione di switch è associata a commissioni incassate da chi distribuisce il prodotto finanziario, che quindi ha interesse a massimizzare il numero di switch compiuti dagli investitori. Dall’altro lato per la società di gestione non cambia l’ammontare totale delle commissioni, ma un’eccessiva volatilità delle masse gestite può comportare una minore capacità di ottenere buone performance.
L’analisi statistica sembra confermare che i fondi gestiti da società affiliate alla banca e distribuiti tramite le filiali, sono maggiormente interessati da operazioni di switch.
INVESTIMENTO IN STRUMENTI EMESSI DA IMPRESE CLIENTI
L’altra causa che i ricercatori di Banca d’Italia individuano, è da riferirsi alla maggiore esposizione che le società affiliate a gruppi bancari hanno nei confronti di strumenti finanziari emessi da società clienti della banca. Società ad esempio per le quali la banca ha curato la fase di quotazione, di emissione di debito o semplicemente nei confronti delle quali l’istituto vanta una posizione creditoria.
Anche in questo caso sembra che gli interessi del business bancario entrino in conflitto con quelli del gestore dei fondi.
MAGGIORE INDIPENDENZA PER RIDURRE I CONFLITTI DI INTERESSI
I risultati sembrano quindi confermare che la miglior politica per tutelare i risparmiatori, ed incentivare l’efficienza nel mercato del risparmio gestito, è quello di promuovere ed incentivare l’indipendenza fra gestori e gruppi bancari. Negli ultimi anni si è registrata una notevole spinta in tale direzione. Ne è testimonianza la sempre minor quota di risparmio gestito controllato dai gruppi bancari, passati da circa 83% nel 2006 al 50% del mercato nel 2019.