Perché The Economist non vuole farti comprare casa?

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Nel suo numero del 18 Gennaio, The Economist dedica un ampio report al tema della casa, definendo l’aspirazione ad acquistarla prevalente in occidente, una vera e propria ossessione.

Gli editorialisti del giornale riconducono a tale attitudine una serie di effetti negativi sulle economie dei paesi sviluppati. Essi sostengono che a partire dal secondo dopoguerra, in occidente, sono state attuate politiche volte a promuovere l’acquisto di immobili da parte delle famiglie. L’effetto è stato quello di bloccare l’espansione e l’ammodernamento delle città. I proprietari, per difendere il proprio investimento, tendono infatti ad opporsi alla costruzione di nuove abitazioni o alla realizzazione di infrastrutture (linee metropolitane, tramviarie, strade, etc). 

Questo fatto ha indotto una notevole crescita dei prezzi degli immobili, in particolare nelle città, ricche di opportunità lavorative. L’incremento dei prezzi le ha rese tuttavia inaccessibili a molti individui, limitando pertanto la mobilità dei lavoratori verso aree a più alta produttività. 

Nel report si sostiene che l’eccessivo investimento negli immobili da parte delle famiglie, facilitato ed incentivato anche da agevolazioni fiscali, ha concentrato la ricchezza in un unico asset illiquido, esponendo eccessivamente le famiglie all’andamento del mercato immobiliare. The Economist, ci fa osservare che molti dei movimenti populisti nati in occidente, hanno come loro principale base costituente i residenti in zone caratterizzate da mercati immobiliari stagnanti o in declino.

C’è poi il tema del sostegno, specie negli Stati Uniti, a politiche creditizie sempre meno stringenti per l’erogazione di mutui per la casa. Scelte che sono state causa primaria della crisi 2007-2008. 

Il report prosegue auspicando politiche volte ad incentivare nuove costruzioni nelle città, scelte creditizie più accorte e misure che facilitino il ricorso al contratto di affitto.

Ovviamente nessuno, di fronte alla scelta se comprare casa o vivere in affitto, farà considerazioni di ordine macroeconomico, e sicuramente nemmeno The Economist vuol suggerirlo. Quello che la rivista inglese propone, è di rivedere le “regole del gioco” all’interno delle quali gli individui compiono le proprie scelte, per rendere un po’ meno desiderabile l’acquisto della casa.

Un punto tuttavia è interessante anche per il singolo individuo. La casa è un asset illiquido che vincola il proprietario a quella scelta per molti anni e che, nella necessità di dover vendere, può esporre ad importanti perdite rispetto al prezzo originario.

La morale?

La scelta di acquistare casa è una scelta delicata, che richiede di ponderare molti fattori sia economici, finanziari che personali. Dedicherò qualche articolo al tema!!

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