QUANTO È DIFFICILE DECIDERE PER GLI ALTRI? AVVERSIONE AL RISCHIO E FINANZA PERSONALE

Avversione al rischio, tendiamo ad essere più prudenti quando compiamo scelte per gli altri rispetto a quello che faremmo per noi stessi.

Negli appunti settimanali della scorsa settimana, ho segnalato i risultati di uno studio condotto da Pavel D. Atanasov del dipartimento di psicologia dell’Università della Pennsylvania.

C’è differenza nei rischi cui ci esponiamo quando compiamo scelte per noi stessi rispetto a quando scegliamo per gli altri?

Questa è la domanda alla base dello studio. In pratica si tratta di confrontare due scenari diversi:

  • Il primo in cui una  persona X compie una scelta su come disporre di certe risorse e le conseguenza della decisione presa ricadono sul medesimo soggetto X. Diciamo che X è al tempo stesso decisore e beneficiario della scelta compiuta. 
  • Il secondo scenario è quello in cui la persona X compie la scelta, ma le conseguenze ricadono su di un altro soggetto Y. In questo caso X è il decisore ed Y il beneficiario.

INCERTEZZA E DECISIONI

Il contesto preso in esame è quello delle decisioni in condizioni di incertezza, ovvero quei contesti (in verità prevalenti nel mondo reale…) in cui i risultati dell’azione intrapresa non sono certi, ma dipendono in qualche misura anche da fattori casuali.

Spesso nel campo delle scienze sociali, le decisioni in condizioni di incertezza vengono esemplificate facendo riferimento all’esempio della lotteria.

ESEMPIO: Decisione in condizione di incertezza

Ipotizziamo che Grinny ( il decisore ) sia chiamato a scegliere fra due diverse azioni da compiere, l’azione A oppure l’azione B. Queste azioni avranno delle conseguenze, ad esempio di tipo economico, che non sono certe ma dipendono da fattori casuali.  Possiamo cercare di rappresentare questa situazione:

  • A: se compie la scelta A, questa è equivalente a partecipare ad una lotteria in cui con probabilità 50%  Grinny ottiene 100€ e con pari probabilità può perdere gli stessi 100€.
  • B: al contrario selezionando l’azione B può ottenere 10€ con probabilità 90% o perdere 90€ con probabilità 10%.

Tralasciamo per adesso le teorie prevalenti in campo economico e psicologico su come le persone si comportano di fronte a scelte di questo tipo, e prima di proseguire con i risultati ottenuti da Atanasov, vediamo cosa si intende quando si parla di avversione al rischio. 

AVVERSIONE AL RISCHIO

In generale nelle scienze sociali ed in economia si parla di avversione al rischio quando un soggetto preferisce scelte con esiti certi a scelte con esiti incerti

Più in generale, si parla di avversione al rischio quando l’agente chiamato a scegliere preferisce lotterie caratterizzate da una minore variabilità dei possibili risultati anche se questo vuol dire ottenere in media un beneficio più basso.

I RISULTATI DELLO STUDIO

Quello di Atanasov è definito un meta-studio, poiché invece di effettuare una ricerca direttamente sul campo, seleziona un campione di studi effettuati negli anni da altri ricercatori che hanno analizzato il comportamento degli individui quando devono assumere scelte che hanno effetti sugli altri.

Gli studi selezionati, in totale 28, sono stati effettuati in tempi e contesti diversi, includono scelte in campo medico, economico-finanziario e manageriale. 

La meta-analisi svolta conferma che nelle decisioni per gli altri si osserva una maggiore avversione al rischio rispetto alle decisioni che hanno effetto solo su di sé.

PERCHÈ SIAMO PIÙ CAUTI QUANDO SCEGLIAMO PER GLI ALTRI?

Lo studio propone una spiegazione che si basa sulla volontà che in genere abbiamo di tutelare la relazione costruita nel tempo con gli altri.

Atanasov sostiene che quando scegliamo per gli altri uno dei nostri obiettivi primari è quello di preservare la relazione che abbiamo instaurata, specie se si è consolidata nel tempo.

In questo modo finiamo per far prevalere il timore che gli altri possano attribuirci la colpa di ciò che è andato storto, piuttosto che il merito per le decisioni che si sono dimostrate vincenti.

D’altra parte in psicologia è ben noto il meccanismo per cui le persone tendono generalmente ad attribuirsi i meriti per i risultati positivi e ad incolpare gli altri per quelli negativi (self-serving bias).

QUALI SPUNTI PER LA FINANZA PERSONALE?

I risultati sono interessanti per chi si occupa di finanza personale. Che tu sia un consulente, piuttosto che un “cliente” è importante comprendere che un eccesso di avversione al rischio potrebbe compromettere il raggiungimento dei propri obiettivi.

È quindi necessario essere consapevoli del meccanismo portato alla luce dallo studio di Atanasov e prendere le giuste precauzioni.

Se sei un consulente è importante che le scelte siano sempre monitorate e condivise con l’assistito in modo da evitare che questi cada nel meccanismo del self-serving bias finendo per attribuire al consulente esclusivamente i demeriti per i mancati risultati.

Dal lato di chi riceve consulenza in materia di finanza personale, è bene tenere a mente che in alcune circostanze esistono rischi a cui corrispondono anche opportunità che potrebbe essere il caso di non lasciare per strada!!

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